Posted on 02/25/2009 9:53:21 PM PST by Salvation
LENTEN STATIONS
LENTEN SEASON
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IV Sunday of Lent
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V Sunday of Lent
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HOLY WEEK
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Palm Sunday
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Easter Sunday
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EASTER SEASON
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II Easter Sunday (in Albis)
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The Academy is preparing a liturgical book, with a brief story of each station. It will be completed and will include a guide to the liturgies in Latin and Italian in order to better follow the stations throughout the Lenten journey.
Stazione a S. Lorenzo in "Panisperna"
Giovedì della 1a settimana di Quaresima Dal colle Esquilino al Viminale la stazione quaresimale sosta in questo giovedì nella chiesa di San Lorenzo in Panisperna. Il diacono Lorenzo fu tra i Santi più venerati a Roma, dove la tradizione vuole che durante le persecuzioni di Valentiniano fosse martirizzato con il tormento del fuoco. Per questo Papa Gregorio II, nellVIII secolo, scelse questa stazione nella chiesa qui costruita e denominata in "Panisperna" perché derivata dal nome della via dove veniva donato del pane ai pellegrini che partecipavano ai riti sacri. La chiesa originale era certamente molto antica ed era denominata San Lorenzo in Formoso riferito all'omonimo pontefice dell'anno 896. Fu poi demolita e il Cardinal Sirleto nel 1573 ne chiese la ricostruzione a Francesco da Volterra che la iniziò nel XIV secolo. Entrando si nota un grande affresco del 1597di Pasquale Cati da Iesi, allievo di Michelangelo che volle riempire la parete principale del tempio con la sua opera dove in un primo piano si nota Lorenzo seduto sulla graticola non curante delle spasimo del corpo bruciato, ma in atteggiamento da vincitore. Egualmente un altro affresco di Antonio Bicchierai del 1750 raffigura qui sempre il martirio del santo titolare. La processione stazionale in questa chiesa si muove con fatica e a stento scende le scalette che portano nel luogo sotterraneo dove avvenne questo martirio. Di qui si prosegue su un piazzaletto quieto dove diventa melodioso ascoltare i frati francescani salmodiare in questo piccolo luogo dedicato allo "stauroforo" di Cristo.
Stazione ai Santi XII Apostoli
Venerdì della I settimana di Quaresima
Questo giorno, "venerdì delle Quattro Tempora di Primavera, ci ricorda ancora l'antica preparazione degli ordinandi (Sacerdoti, Diaconi) con i così detti scrutini. Per questo venivano scelte chiese grandi.
L'immensità solenne della basilica dei Santi XII Apostoli accoglie i pellegrini che vi si recano a pregare sulle tombe degli Apostoli Filippo e Giacomo e sui sepolcri dei numerosi Martiri, che qui, nella vasta e suggestiva cripta a mo' di catacomba, " in pace sepulta sunt".
Si sa che, nel VI secolo, dopo le guerre gotiche, il generale Narsete avrebbe chiesto e pagato la costruzione di una chiesa, quale ex-voto, chiesa che sarebbe stata edificata e consacrata dai Papi Pelagio I e dal suo successore Giovanni III. Pur mancando resti archeologici è dato pensare ad una basilica più antica probabilmente costruita nel IV secolo da Giulio I.
Sappiamo che la chiesa era riccamente ornata di mosaici e immagini, perché Papa Adriano I, in una lettera a Carlo Magno la cita come esempio dimostrativo e che gli antichi onoravano così le immagini dei Santi. Un grande terremoto del 1348 la danneggiò notevolmente, i Papi erano ad Avignone finché Martino V, Oddone Colonna, eletto al Concilio di Costanza nel 1417, la restaurò.
Nel maestoso tempio non si può non ammirare il quattrocentesco portico a nove arcate di Baccio Pintelli, che lo divide dalla facciata commissionata al Valadier dai Torlonia. Anche il genio del Canova qui rifulge con il monumento a Clemente XIV opera completata unitamente al sommo incisore Volpato.
Inoltre la più grande pala d'altare esistente in Roma qui trovasi dipinta dal Muratori; nel corridoio attiguo al tempio si erge il monumento al Cardinal Bessarione opera questa attribuita a Michelangelo.
Tutto intorno all'altare centrale vi sono teche e reliquiari di questo sacello di Martiri, che ci aiutano a fare giungere al Cristo le invocazioni che in questo tempio scendono come misterioso raggio di speranza.
Stazione a San Pietro in Vaticano
Sabato della I settimana di Quaresima
Nella notte tra il sabato delle Quattro Tempora e la Domenica venivano ordinati, cioè entravano nel Sacramento dellOrdine, i Sacerdoti e i Diaconi. LOrdinazione avveniva nella basilica di S. Pietro, sulla tomba del Principe degli Apostoli, al quale il Signore aveva conferito il primato pastorale: Pasci . Questo comando è scritto in latino e greco con giganteschi caratteri su fondo oro, lungo tutta la basilica. Questo tempio che Costantino prima, risolvendo difficilissimi problemi architettonici volle poi centrato sullumile tomba terragna, sigillata da uno dei monumenti più maestosi, che lumanità abbia costruito.
Deve aver sorriso il Signore quando, a Pietro che gli chiedeva che cosa avrebbe avuto in ricompensa per aver lasciato tutto, gli rispose che avrebbe avuto il centuplo anche quaggiù: di questo basterà ammirare la tomba.
La stazione inizia con le cinque lezioni scritturali al termine delle quali subentra l'Apostolo Paolo con un tratto della sua più efficace lettera ai Tessalonicesi; segue qui la liturgia della Messa.
In questa magnifica basilica, cuore della cristianità, si sono profuse arti e fulgori di vita che Michelangelo e Bramante hanno saputo splendidamente rappresentare qui sulla tomba del principe degli Apostoli.
Leco della liturgia, linsegnamento di Paolo, lesempio di Pietro, sono ripetuti dai Pontefici che qui riposano, dai Santi Fondatori, che qui parlano dalle loro nicchie, dai martiri e dalle Reliquie della Passione custodite nellalto tabernacolo come sul monte Tabor.
Stazione a S. Maria in Domenica detta La Navicella
IIa Domenica di Quaresima
Questa Stazione fu istituita soltanto nel IX-X secolo, per obbedire ad una pia consuetudine che non è delle più antiche e che vuole che in questa domenica, un tempo, non si celebrasse la stazione poiché i fedeli erano stanchi della lunga veglia, del digiuno, e delle funzioni solenni celebrate in San Pietro il sabato precedente per l'ordinazione del Leviti; queste terminavano a tarda ora, alla fine della Pannuchis.
S. Maria in Domnica o "Domenica" fu scelta intorno ai secoli VI e VII ma forse anche prima, perché sede dell'Arcidiacono cioè di colui reggeva l'amministrazione finanziaria e caritativa nella diocesi. La tradizione infatti informa che anche San Lorenzo avrebbe qui operato.
L'odierna stazione come si diceva allora, è la prima diaconia che Pasquale I rifece agli albori del secolo IX dandole l'attuale forma che ancora oggi è ammirata, anche perchè nel XVI secolo quando fu rinnovata da Leone X fu lasciata intatta come per gli ultimi restauri del secolo scorso. All'interno spicca il mosaico nel tipico stile carolingio sull'abside e sull'arco trionfale; esso, che risale al IX secolo, magnifica la figura del Maestro circondato dagli angeli e dagli apostoli, mentre più in basso viene glorificata Maria con il Papa che le bacia il piede.
Nel patrimonio liturgico della Chiesa infatti, non mancano mai insegnamenti e ammaestramenti per ogni esigenza dell'anima cristiana "floribus eius nec rosae nec lilia desunt". In questo tempio sul colle Celio, Perin del Vaga ha dipinto fiori e frutti nei fregi che circondano la navata centrale e che aiutano a disporre lo spirito ad una più serena meditazione.
Stazione a S. Clemente
Lunedì della 2a settimana di Quaresima
Anche questa stazione quaresimale si snoda alle pendici del colle Celio in una tra le più importanti basiliche romane dal titolo di San Clemente. Qui infatti riposa il corpo che secondo la lista ordinaria fu il quarto Papa dopo Pietro, Lino e Cleto. La sua identificazione con il Clemente nominato da S. Paolo nella Lettera ai Filippesi, cronologicamente possibile, non è sicura; del tutto abbandonata è quella con Flavio Clemente Console e Martire. Conobbe certamente gli Apostoli e forse fu ordinato da S. Pietro.
In questa basiliche, la meglio conservata nel tempo, vi furono trasportate le reliquie del Santo Pontefice nel IX secolo a cura dei Santi Cirillo e Metodio.
Nella basilica inferiore inoltre, negli anni 417 e 499, vennero tenuti i Concilii indetti dai papi Zosimo I e Simmaco.
Nel 1084 Roberto il Guiscardo con i suoi soldati devastò il tempio che Pasquale II ricostruì vent'anni dopo seppellendo parte della basilica sotterranea. Anche Sisto V e Clemente XI vi fecero restauri avvalendosi di disegni del Fontana.
All'interno della chiesa domina il mosaico arbor vitae che stende i suoi rami tra il Cristo che trionfa tra gli Apostoli, le Vergini e i Dottori e mistiche città e fra tutte le creature.
La processione stazionale, da qualche anno, parte e si snoda nella basilica sotterranea del IV secolo come una chiesa colletta, dove si sciolgono i canti e le cui note raggiungono il settecentesco prezioso soffitto perdendosi nel cammino della processione che si allontana dagli ambulacri della chiesa sotterranea; attraverso il quadriportico raggiunge la chiesa superiore dove, percorrendo la navata centrale fra l'incenso fumante dai turiboli, e i marmi cosmateschi cosparsi di foglie di alloro, si giunge all'altare.
Sono stati i religiosi domenicani irlandesi ad avere la perfetta intuizione di avviare gli scavi e a conservare tutt'oggi l'intero magnifico complesso con competente cura.
Pretendere di riassumere nel poco spazio disponibile i pregi della chiesa, anzi delle chiese di S. Clemente e degli altri monumenti del luogo, sarebbe illusione.
Qui sotto le queste volte così venerande ed anguste del tempio, per i meriti e l'intercessione del martire San Clemente, la prece dell'anima bene si fonde con i misteri dell'antico e gli splendori dell'arte per glorifica Dio.
Stazione a Santa Balbina
Martedì della II Settimana di Quaresima
Questa antichissima chiesa, anche se il Titulus Sanctae Balbinae appare solo ai tempi di San Gregorio Magno con il Sinodo del 595, viene identificata con il più antico Titulus Tigridae costruita presso la casa che lImperatore Settimo Severo (193-211) donò al suo amico L. Fabio Cilone, due volte Console e Prefetto di Roma. La datazione è garantita dai bolli laterizi trovati negli scavi.
Va qui ricordato che la nobile matrona Balbina, figlia del Martire Quirino, volle trasformare la sua casa nel titolo "del Salvatore". All'interno del tempio vi è il sepolcro cosmatesco del Cardinale Surdi, la cattedra marmorea dell'Abside e il bassorilievo di Mino da Fiesole, che raffigura il Crocifisso tra Maria e Giovanni.
Nel 1925 questa chiesa fu riportata al suo antico stile dal Prof. A. Munoz. Qui si snoda una tra le pochissime "stazioni" dove sia consentita la processione all'esterno utilizzando, per questa riunione o collecta, il monastero dei religiosi Premostradensi collocato sulla parte superiore, da dove poi è possibile scendere nella chiesa stazionale percorrendo una attigua stradina, che sembra anello di congiunzione tra la vita di tutti i giorni più meschina e la vita dello spirito.
Stazione a Santa Cecilia
Mercoledì della II settimana di Quaresima
Questo è un antichissimo titolo attestato ancora prima del Sinodi e prima della grande esplosione di culto a questa Martire e rilevato dalla lapide tombale di un chierico Saecularis gli scavi non ancora conclusi rilevano interessantissime scoperte antecedenti alla chiesa. Questa, dopo quella di S. Maria è una delle più grandi ricchezze dei trasteverini e della Roma cristiana. Un portale barocco c'introduce nel caratteristico cortile rallegrato dal "cantato", un giovane che perennemente canta il suo inno al Signore come, all'interno lo canta Cecilia. A lei è riferito tutto l'interno della chiesa: i mosaici che la rappresentano ai piedi del redentore insieme con i Santi e con Valeriano suo sposo che ella convertì. Bellissime le pitture del Pinturicchio e del Reni, gli altorilievi di Mino da Fiesole e di Benedetto da Maiano che raffigurano la Martire quando piega il collo alla spada del carnefice e quando protetta dal cielo soffre e vince il tormento della soffocazione. Cecilia riposa ora nella sua tomba insieme con lo sposo Valeriano il cognato Tiburzio e l'amico Massimo accanto ai Pontefici Urbano e Lucio da quando Pasquale I dal cimitero di Callisto fece trasportare la salma intatta di Cecilia nella cripta. La chiesa era stata anche ornata nel 1293 di pitture di Pietro Cavallini, il grande maestro della Scuola Romana, precursore di Giotto anche se purtroppo ben poco rimane di questa opera; è qui che l'architetto Arnolfo da Cambio lasciò, in quel periodo il suo notissimo ciborio marmoreo. E' Stefano Maderno l'autore di una riproduzione in marmo del corpo della Martire adagiato sul sarcofago nell'altare, mentre la statua della cripta è di Cesare Aureli che la scolpì trionfante nella preghiera e nel canto come incitamento a proseguire con ardore il cammino quaresimale che ci avvicinerà alla vera Pasqua.
Al limitare di una delle tante vie umilissime nel vecchio rione romano di Trastevere appare la superba visione della basilica di Santa Cecilia.
Stazione a Santa Maria in Trastevere
Giovedì della 3a settimana di Quaresima
Questa basilica sorta sull'area del "titulus Callisti" agli albori del III secolo, si erge là dove un tempo vi era la Taberna Emeritoria cioè un ospizio di veterani della flotta ravennate.
In questo luogo - che fu il suo titolo - Papa Callisto subì il martirio sommerso in un pozzo: a causa da una sommossa popolare del noto quartiere di Trastevere. L'attuale basilica è quella costruita da Innocenzo III (1130-1143) che fu molte volte ritoccata e abbellita. All'interno è possibile ammirare il mosaico dove il Signore siede sul trono con sua Madre nel trionfo dei Santi e degli Apostoli sorreggendo con la mano la corona e il monogramma di Cristo. Quest'opera è tra i più noti capolavori di Pietro Cavallini predecessore di Giotto (1291).
Intorno ai presbiterio, dominato dal seggio marmoreo, campeggia la scritta "Prima aedes deiparae dicata" intorno al baldacchino classico eretto dal Vespignani. Sulla destra si alternano nella cappella del coro del Domenichino opere del Sansovino e di Mino da Fiesole come quelle di Antonio Gherardi nella cappella del Bernini.
Stazione a San Vitale
Venerdì della II settimana di Quaresima
E' San Vitale l'ampia e caratteristica chiesa romana quasi estraniata al piano inferiore, dove questo tempio è collocato.
Una graziosa tradizione vuole che questa chiesa fosse stata costruita con la vendita dei gioielli donati dalla matrona Vestina (questo fu infatti, il primo nome del Titolo) in onore dei Ss. Martiri Gervasio e Protasio, di cui S. Ambrogio aveva trovato i resti a Milano suscitando tanta devozione anche a Roma.
In ricordo di questo dono S. Gregorio Magno nella Litania settiforme da lui istituita, volle che la processione delle vedove partisse proprio da questo luogo. Nel frattempo, oltre al nome di Vestina, di Gervasio e Protasio, aveva anche quello di Vitale, probabilmente per gli apparentamenti, che tanto spesso operavano le tarde leggendarie Passiones.
L'odierna peregrinazione stazionale si presenta con grandiose visioni di amore e di trionfo; la chiesa, dalla tipica forma di aula, celebra una ricca liturgia che canta l'eroismo dei Martiri.
Si sa che la chiesa dovette subire molti restauri: più volte nel IX secolo, nel XII e nel XV, finché Sisto IV, nel 1475, tagliò le due navate laterali riducendola a navata unica.
L'odierna posizione del tempio oggi collocato al di sotto dell'attuale livello stradale, lo nasconde anche se, recenti restauri della scala cambiata di forma e resa omogenea lascia libera la visuale della facciata, anche questa riportata alle linee primitive, quasi a far risaltare il martirio del titolare San Vitale, che nellanno 662 venne calato in un pozzo e poi lapidato.
Stazione ai SS. Marcellino e Pietro
Sabato della 2a Settimana di Quaresima
La chiesa attuale, sita allincrocio delle vie Merulana e Labicana, di un elegante 700 con ricordi borrominiani, ha sostituito forse un titolo antico. Non cerano i corpi dei Martiri titolari che riposavano nel loro maestoso complesso, catacomba, basilica circiforme e mausoleo costantiniano. Ad Duas Lauros (Torpignattara).
Le loro ossa furono trasportate nel IX secolo nell'abazzia di Saligenstad sul Meno in Germania da Eginardo consigliere ed amico di Carlo Magno.
Non sappiamo quale forma presentasse questa chiesa la cui costruzione è attribuita a Papa Siricio nei tempi antichi, in quanto dal 1256 Alessandro IV la rifece e così pure in seguito, Benedetto XIV incaricò l'architetto Marchese Girolamo Theodoli a riedificarla fin dalle fondamenta. Sotto l'altare maggiore della chiesa riposano Bonosa e Tulliano.
L'esorcista Pietro e il presbitero Marcellino che nel 304 soffrirono il martirio sotto Domiziano e Massimiano, hanno però in questa chiesa il loro panegirico infatti sono affrescati sopra l'altar maggiore dove l'ignoto pittore ha saputo infondervi una ventata di squisita spiritualità. Essi, ministri del Signore, un giorno furono presi e sottoposti a torture, caricati di catene legate al suolo cosparso di taglienti rottami di vetro e subirono il martirio nella Selva Nera poi chiamata "Candida Silva".
Vibrante è oggi l'insegnamento dei martiri Marcellino e Pietro i quali nel giorno del loro martirio, avevano partecipato in cielo al divino banchetto dove si fa festa, come dice il Signore.
Stazione a San Lorenzo fuori le Mura
Domenica III di Quaresima
Su questa basilica, che Costantino volle dedicare al diacono Lorenzo, Papa Pelagio II ne sovrappose un'altra dedicata alla Madre di Dio.
La basilica laurenziana sorge sul cimitero di Ciriaca a pochi passi da quello di Ippolito, cimiteri questi, che gelosamente custodiscono corpi di molti Santi e anche quello dello "Stauroforo" Lorenzo, che morì sulle fiamme.
Il campanile romanico, adorno di lecci che si leva alto sopra l'immenso cimitero romano del Verano, si unisce nella liturgia in un inno alla vita in una atmosfera, che vede anche gli affreschi scoloriti del Capparoni, nel tempo che assieme lodano Lorenzo.
La basilica, alla quale si accede dopo il portico del Vassalletto, evidenzia affreschi, mosaici, marmi, colonne e capitelli inneggianti a Lorenzo e Stefano e parlano del loro sepolcro accanto all'aureola dorata, che racchiude la lastra marmorea su cui fu adagiato il Diacono bruciato, dopo che fu tolto dalla graticola.
Nella stessa cripta è ricordato Stefano il primo martire ucciso dalle pietre. Qui giace anche il sarcofago dove riposa il Beato Pio IX, la cui salma fu anch'essa oggetto di fitta sassaiola, armata da facinorosi, che nella notte in cui il corpo del Papa venne traslato in questa chiesa, lungo le vie di Roma, si resero responsabili di tanta ignominia.
Questa cappella era stata restaurata per volere di quel Pontefice, con l'opera di Vespignani e Fracassino e da Giovan Battista De Rossi, cofondatore del Collegium Cultorum Martyrum.
S. MARCO AL CAMPIDOGLIO
Lunedì della 3a settimana di Quaresima
Nel 336 il papa Marco avrebbe costruito due chiese: una iuscta Pallacinas, laltra la sua cappella tombale, nella via Ardeatina. Scavi fortunati, intorno agli anni 90, hanno evidenziato sette metri sotto il livello di Piazza Venezia, i resti della chiesa che è forse il primo titulus sicuramente datato; e della via Pollacina entrambe nominate anche da Cicerone.
In questa basilica ci troviamo, come scrive il Cardinale Schuster in un santuario orientale nel cuore di Roma con Marco da una parte fondatore del seggio patriarcale d'Alessandria e i persiani Abdon e Semnen dall'altra. Essa fu restaurata nel 792 da Adriano I mentre Gregorio IV nell'833 la dotò di stupendi mosaici. Fu poi Paolo IV veneziano a darle la forma attuale mentre l'ambasciatore veneto Nicola Sagredo volle abbellirla nel secolo XVII con l'opera del Torriani.
Vi sono ancora capolavori dell'Alberti, di Isaia da Pisa, del Canoca, del Maratta, di Melozzo da Forlì e di Mino da Fiesole che in questa chiesa si conservano.
L'odierna liturgia tiene conto del carattere orientale dei titolare della basilica e ci fa leggere il libro dei Re. L'insegnamento che ci proviene da questa "peregrinatio" stazionale è chiaro! Cristo è nostro fratello che ha posto il suo seggio in ogni parte del Globo.
San Domenico di Guzman, il beato Barbarigo, San Gaspare del Bufalo e il canonico Borgia fecero di questo tempio pewrno del loro apostolato romano.
Da questa chiesa il 25 aprile partiva la processione detta delle "Litanie Maggiori" o delle "Rogazioni di San Marco" che arrivava fino alla basilica di San Pietro.
Stazione a Santa Pudenziana
MARTEDI DELLA III SETTIMANA DI QUARESIMA
Sul colle Viminale viene celebrata la stazione a Santa Pudenziana costruita sulla casa del genitore Pudente nel "vicus Patricius".
Papa Siricio, verso il 390 rifece una prima volta il tempio che era stato in precedenza arricchito da Pudenziana e da sua sorella Prassede le quali avevano qui deposto i corpi di molti Santi caduti durante la persecuzione di Domiziano, e dei quali il loro sangue venne raccolto in un pozzo ivi tuttora esistente.
Il Cardinale Schuster indicava questa sede come residenza pontificia perché casa dei Pudenti dove si ricollegano le memorie di San Pio I e di suo fratello Erma.
All'interno è possibile ammirare un mosaico del V secolo dove troneggia Cristo circondato dagli Apostoli inoltre vi è il sarcofago donato dal Cardinale Wisemann dove è conservata la tavola sulla quale San Pietro celebrò per la prima volta a Roma il Santo Sacrificio.
E' possibile inoltre ammirare i ricordi bronzei del Cardinali Czacki e Luciano Bonaparte sovrastati dal paradiso del Pomarancio ed attorniati da vivide pitture di Federico Zuccari.
"Dextera Domini exaltavit me" questo viene ripetuto a Santa Pudenziana mentre si eleva al Signore la preghiera di Redenzione e si procede in questo estremo lembo della "suburra".
Stazione a San Sisto Vecchio
Mercoledì III settimana di Quaresima
Questa chiesa fu chiamata San Sisto il vecchio perché è il più antico convento che abbiano a Roma i figli del Santo di Callaroca.
Lattuale costruzione è piuttosto recente; infatti fu edificata nel 1700 dal Papa domenicano Benedetto XIII (1724-1730). Certamente la fece per onorare la memoria del Fondatore dellOrdine, San Domenico, che qui ebbe la prima dimora romana; Onorio III dopo aver approvato l'Ordine dei Predicatori gli donò questo tempio.
Ancora oggi la chiesa è retta dalle suore Domenicane che qui hanno un convento. All'interno alcuni restauri avvennero sotto Sisto IV nel 1488 e altri in seguito furono opera del Cardinale Filippo Boncompagni e, più recentemente, del Cardinale Paul Lienart.
La tradizione vuole che presso questa chiesa il Papa Sisto II si incontrasse con San Lorenzo al quale predisse il martirio che, peraltro, avvenne dopo tre giorni.
Qui riposano le spoglie mortali di Zeffirino, Antero, Lucio e Sisto II pontefici, tutti i martiri nella gloria.
Quest'oggi la tappa della Quaresima si svolge in un singolare quadro pieno di attrattiva spirituale; infatti i bianchi monaci, che circondando l'altare, fanno risuonare le note del "completorium" preghiera dell'anima cristiana al Signore.
I Martiri venerati in questo tempio antichissimo ripetono ancora la parola di Pietro: "Resistite, fortes in fide".
Stazione ai Santi Cosma e Damiano
Giovedì III settimana di Quaresima
Oggi, in questo giovedì, San Gregorio Magno indicava la "mezza quaresima" invitando i pellegrini a venerare i celeberrimi martiri anargiri, cioè i Santi bizantini che gratuitamente curavano i poveri.
Fu Papa Felice IV (526-530) che volle dedicare ai due santi fratelli il tempio sacro di Roma e che riunì il "templum Romuli".
Dai fori Imperiali salendo la nascosta scaletta nel verde delle aiuole si giunge ad uno dei più antichi templi di Roma, sovrastato dallo stemma del Cardinale Diacono, che, con un tratto di corridoio affrescato da Francesco Allegrini si apre alla magnificenza di questa primitiva basilica, che subito si presenta piena di fascino. Un mistico senso di poesia viene profuso in questa chiesa dall'insieme del mosaico che campeggia nell'abside in cui Cosma e Damiano, Pietro e Paolo, Felice IV e San Teodoro circondano il Cristo, dove il cappuccino Fra' Michele e l'Arrigucci seppero delineare in una caratteristica forma che questo tempio ancora conserva.
Fu poi Urbano VIII Barberini (1623-1644) a far alzare fino a sei metri il pavimento salvando il tempio dall'umidità.
Proseguendo, la processione stazionale ci simmette nella chiesa sotterranea dove si venerano le reliquie dei Santi Cosma e Damiano e di altri Martiri che poi rifulgono con il Cristo nel lucente mosaico, che sembra diffondere ovunque particolari riflessi di aurea luce.
Stazione a San Lorenzo in Lucina
Venerdì 3a settimana di Quaresima
La matrona Lucina abitava nella casa dove ora sorge questa chiesa e che ospitò quasi certamente il Pontefice Marcello nell'anno 308, anche se il titolo è attestato al 366 quando qui venne eletto Papa Damaso. Sarà Papa Sisto III che, dopo un restauro, dedicherà questa chiesa a San Lorenzo.
Similmente in questa chiesa è conservato il ferro sul quale questo Santo subì il martirio; qui riposano i Martiri Alessandro, Evenzio e Teodulo, i Santi Vincenzo, Peregrino, Gordiano, Felicola e Sempronio ed i Papi Ponziano ed Eusabio.
Come tutte le chiese di Roma anche questa subì notevoli rifacimenti. Il più completo fu quello di Pasquale II (vi è ancora la sua cattedra con iscrizione) ed anche più tardi con il portico caratteristico e il campanile entrambi duecenteschi.
Ma verso il 1650 la chiesa fu trasformata in stile barocco.
Qui si venera il prezioso Crocifisso del possente genio di Guido Reni riprodotto nel supremo anelito dell'immolazione.
Fuori dal tempio la pace del silenzio è quotidianamente contrapposta ad un mondo gremito di uomini e cose; per questo il maestro Riccobaldi del Bava ha scritto nel suo libro, riferendosi al Crocifisso del Reni nessun altro dipinto di questo artista raggiunge una così profonda altezza spirituale . questo corpo ha nella sua immobilità crocifissa l'attitudine di un volo.
Stazione a Santa Susanna
Sabato 3° settimana di Quaresima
Papa Gaio (283-295) era il fratello del presbitero Gabino che fece erigere questa chiesa in onore di sua figlia Susanna martire. Questa zona era chiamata "le due case" e qui gli scavi hanno confermato molte notizie storiche e messo in luce un ricco edifico del terzo secolo. Nel 595 il luogo di culto ebbe il Titulus Sanctae Susanne sostituendo quello di Titulus Gai.
All'interno del tempio non sono pochi i richiamo storici, liturgici ed artistici che investono il pellegrino.
L'attuale facciata è di Carlo Maderno mentre alcune statue sono di Stefano Maderno; all'interno le pareti sembrano tutte un arazzo rotto qua e la da statue e colonne dipinte.
In questo grande arazzo è visibile l'epopea dei Martiri ad iniziare da Susanna che qui si venera.
Viene poi Santa Felicita che Leone III volle seppellire ed ancora il martire Genesio che si convertì al cristianesimo in maniera singolare venendo torturato e bruciato quasi come Lorenzo, che in questa chiesa è anche venerato in una cappella a lui dedicata e qui voluta dalla sorella di Sisto V donna Camilla Peretti.
La chiesa ha subito, lunghe traversie. Si vedono ancora inglobati nei muri, i resti di quella di Leone III (795-816), rifatti da Sisto IV nel 1475, trasformati poi nel nuovo stile nel 1595.
In una cripta costruita nel 1603 dal Cardinale Rusticucci riposano Eleuterio e Silano, figli di Felicita. In questo silenzioso sacello si pregano gli invitti Martiri invitti che si pongono messaggeri dell'idillio della nostra anima con Dio.
Va ricordato che questa Chiesa è oggi, per i cittadini statunitensi, la loro "chiesa nazionale".
Stazione a Santa Croce in Gerusalemme
IV domenica di Quaresima
Molti restano stupiti da questo nome: "perché in Gerusalemme se è a Roma"? Si meraviglierebbero ancora di più se sapessero che anticamente veniva semplicemente chiamata la Gerusalemme . Quando SantElena, pochi mesi prima di morire nel 326, tornò da Gerusalemme carica di reliquie, ne aveva una un po strana: aveva riempito la stiva di una nave con terra scavata nei luoghi più santi di Gerusalemme.
Questa terra fu distesa sotto le lastre marmoree di quel locale del Palazzo Sessoriano la reggia degli imperatori Severi, che doveva diventare poi la cappella privata di SantElena, dove vennero radunate le preziose reliquie portate dalla Palestina.
Tanto che nel 1743 quando venne rialzato di alcuni metri, il pavimento della basilica non venne toccato per rispetto di quella cappella; anche oggi per arrivarci si debbono scendere parecchi scalini.
L'affresco meraviglioso che occupa tutto il catino dell'abside e che forse, in questa chiesa tanto deturpata, è il monumento più bello che rappresenta con ammirevole verismo il ritrovamento di queste reliquie. Inoltre diversi quadri fusi in un unico affresco omogeneo per la gamma dei colori sono lì a rappresentare l'invenzione della Croce.
Stazione ai Santi Quattro Coronati
Lunedì della IV settimana di Quaresima
Questo titolo è di una chiesa tra le più suggestive ed importanti di Roma. E' riferito a quattro illustri Martiri cioè: Clemente, Simproniano, Claudio e Nicostrato, che furono sepolti non lontano dalla residenza imperiale e cioè "Ad Duas Lauros" sulla via Labicana.
Qui sono riuniti anche altri Martiri, sia della Pannonia sia di Albano.
All'interno della chiesa nell'affresco dell'abside, miriadi di Santi lodano il Signore. Attiguo alla chiesa vi è un ospizio che accoglie i diseredati e questo, in quanto intorno al tempio dei Martiri fiorirono giardini dove cresce la carità di Cristo.
Le religiose Agostiniane sanno da tempo alternare la loro pietà contemplativa a gesti di tanta carità proprio nell'antico chiostro costruito dai marmorai cosmateschi e vicino al monastero del quale parte delle venerande mura erano navate del tempio che Papa Pasquale II dedicò poi ai Quattro Martiri riducendone l'area.
Stazione in San Lorenzo in Damaso
Martedì della IV settimana di Quaresima
Lespressione in Damaso ci ricorda che questa era la casa paterna di Papa Damaso (366-384). Il padre fu scrittore, lettore, diacono, sacerdote della chiesa di Roma. La madre Lorenza come San Lorenzo erano di origine spagnola. Visse con altri parenti e morì quasi centenaria. La sorella Irene si consacrò a Dio. Quando venne in possesso della casa Damaso volle farne larchivio e forse anche gli uffici burocratici diocesani. Ce lo dice egli stesso in uno dei suoi epigrammi ed è stato anche confermato da recentissimi scavi. Non sappiamo quale funzione propriamente avesse la chiesa che Damaso vi costituì, ed è questo già il quarto tempio in Roma dedicato al Martire Lorenzo. Lattuale sorse nel secolo XV assieme allattiguo palazzo della Cancelleria, che Bramante e Montecavallo vollero edificare nella Roma papale.
La chiesa, dove si accede attraverso il portale del Vignola, è in pratica assorbita dall'attiguo palazzo.
Non era certo così il tempio come lo vediamo oggi, che San Damaso, il papa delle Catacombe e il cantore dei Martiri, qui innalzò allo Stauroforo.
Quando il Riario iniziò ad edificarlo la facciata era nella posizione che Adriano I e Leone III gli avevano data rivolta verso via del Pellegrino, nel corso di vari restuauri. Sotto il pontificato di Pio IX fu completamente rifatta dal Vespignani che volle conservare l'Antica pianta bramantesca; stupendo sono i molteplici ori, le vivide pitture del Fontana e i marmi lucenti che, con le colonne di alabrastro orientale, fregiano il baldacchino dove dorme papa Damaso.
La chiesa subì molti restauri; sia nell'antichità quando venne quasi distrutta dal sacco di Roma nel 1527 come in tempi più recenti quando nel 1940 subì danneggiamenti a causa di un incendio.
I resti di papa Damaso riposano sotto laltare maggiore; egli fu uno dei primi e forse il più grande dei cultores martyrum.
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