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CITTA DEL VATICANO [N_CL801L5]VANGELO di Giuda: la cauta apertura della gerarchia ecclesiastica, la riabilitazione dello scrittore cattolico, la messa in guardia del teologo. «Sono testimonianze utili solo a inquadrare storicamente il cristianesimo delle origini, ma non ne va enfatizzato limpatto», spiega monsignor Walter Brandmuller, che in Vaticano presiede il Pontificio Comitato di Scienze storiche. «La rilevanza di un testo simile non va ricercata sul piano religioso e mi sembra quanto meno inopportuno attendersi chissà quali novità su ciò che accadde allalba dellera cristiana, tanto più che non cè alcuna attinenza con il culto o il piano religioso - precisa Brandmuller -. Si tratta piuttosto di un apporto che può servire a ricostruire le vicende e il contesto nel quale liniziale predicazione dellinsegnamento di Cristo si è svolta».
In particolare il Vangelo di Giuda rilegge la figura del discepolo che tradì Gesù sotto unottica originale, che si ricollega agli antichissimi Atti di Andrea, Paolo e Filemone. «Nel Vangelo apocrifo Giuda si salva, mentre in quelli canonici non cè traccia di perdono, malgrado Gesù avesse insegnato agli altri di perdonare i propri nemici - puntualizza Vittorio Messori, lo scrittore cattolico italiano più letto nel mondo -. La riabilitazione di Giuda risolve il problema della mancata misericordia di Cristo nei confronti dello strettissimo collaboratore che lo consegnò ai carnefici».
In pratica Giuda, nel filone «assolutorio» che arriva fino alle visioni cinquecentesche del Purgatorio di Santa Caterina, viene descritto alla stregua di Pietro. «Dopo il tradimento Giuda non si suicida come riportato nei Vangeli canonici, ma si pente, si mette a piangere - osserva Messori -.
Gesù lo perdona e per purificarlo lo manda a fare gli esercizi spirituali nel deserto, dove però il Diavolo si impossessa nuovamente di lui. Cristo lo viene a sapere e Giuda viene fatto morire senza che venga specificato come. Ma la misericordia divina si estende allaldilà, così il traditore viene mandato in un limbo a quattro stelle invece che allinferno».
Una rivalutazione in piena regola, in linea con la rivelazione mistica di Gesù a Santa Caterina: «Se tu sapessi quello che io ho fatto di Giuda...». Mentre nei canonici Gesù dice che sarebbe stato meglio per lui non essere mai nato. «Io, che ho passato la vita a cercare ragioni per prendere sul serio i Vangeli, voglio bene a Giuda e gli sono grato - afferma Messori -. Se i vangeli fossero stati inventati, la figura di Giuda non vi comparirebbe tanto è imbarazzante. Lo scandalo che il Salvatore sia morto per colpa di una delle dodici colonne della fede mette in causa la perspicacia di Gesù, tradito da un garante scelto di persona, e pure la sua giustizia. Pietro colpevole di viltà viene perdonato, Giuda no».
La sua presenza, oltre ad attestare la veridicità storica dei Vangeli, pone un interrogativo fondamentale: amico o traditore? «Entrambe le cose - risponde Messori -: era un passionale, non un affarista cinico, ma soprattutto era lunico apostolo che veniva dalla Giudea e non dalla Galilea». Quindi, come tutti i giudei aveva lidea di un Messia guerriero che stabilisse il regno di Dio in terra. «Fu così deluso da un Gesù votato al patibolo da sperare in una sua reazione davanti ai soldati del Sinedrio».
Non tradimento per denaro, dunque, bensì estremo tentativo di cambiare volto alla missione salvifica del Redentore. «Con trenta sicli dargento si comprava a malapena un vecchio schiavo - puntualizza Messori -, poi Giuda era lamministratore del gruppo, gli sarebbe convenuto scappare con la cassa piuttosto che accontentarsi della modestissima mancia dei sommi sacerdoti».
Il mistero Giuda ha ispirato nei secoli centinaia di scrittori e pittori, malgrado i Vangeli gli dedichino poche righe. «È pericoloso e sbagliato sganciare dal protocristianesimo i nuovi contributi che vengono dallarcheologia: bisogna stare attenti a non alimentare derive New age ed eresie da libera interpretazione», avverte il teologo Giovanni DErcole, presidente orionino dellAssociazione mondiale dellApostolato di Fatima.
«Il rischio è di inquinare la verità del Nuovo Testamento con leterodossia su fatti e figure evangeliche - mette in guardia monsignor DErcole -, dobbiamo evitare di creare confusione nei credenti con letture o valutazioni che non siano improntate a una rigorosa valutazione dei documenti». Per il Vangelo di Giuda, quindi, deve valere la regola aurea della teologia: «Sono appunto testi apocrifi, che non inficiano la validità del corpus che rappresenta lortodossia». Il rischio è che qualcuno voglia forzarne la lettera per «avvalorare correnti o mode ereticali che nulla hanno a che vedere con lautentica fede e sfociano nel finto spiritualismo di tendenza».
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